lunedì 2 settembre 2019

"NESSUN PROFETA E' BEN ACCETTO IN PATRIA" Lc 4,24-30


 




 

4 commenti:

  1. Antifona
    L'anima mia anela e desidera gli atri del Signore.
    Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. (Sal 83,3)
    Nella tua continua misericordia, o Padre,
    purifica e rafforza la tua Chiesa,
    e poiché non può vivere senza di te,
    guidala sempre con la tua grazia.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    C'erano molti lebbrosi in Israele, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro ( Lc 4,27).
    Dal secondo libro dei Re
    2Re 5,1-15a

    In quei giorni Naamàn, comandante dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la salvezza agli Aramèi. Ma quest'uomo prode era lebbroso.
    Ora bande aramèe avevano condotto via prigioniera dalla terra d'Israele una ragazza, che era finita al servizio della moglie di Naamàn. Lei disse alla padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che è a Samarìa, certo lo libererebbe dalla lebbra». Naamàn andò a riferire al suo signore: «La ragazza che proviene dalla terra d'Israele ha detto così e così». Il re di Aram gli disse: «Va' pure, io stesso invierò una lettera al re d'Israele».
    Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci mute di abiti. Portò la lettera al re d'Israele, nella quale si diceva: «Orbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dalla sua lebbra». Letta la lettera, il re d'Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra? Riconoscete e vedete che egli evidentemente cerca pretesti contro di me».
    Quando Elisèo, uomo di Dio, seppe che il re d'Israele si era stracciato le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele». Naamàn arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Elisèo. Elisèo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va', bàgnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato».
    Naamàn si sdegnò e se ne andò dicendo: «Ecco, io pensavo: "Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra". Forse l'Abanà e il Parpar, fiumi di Damàsco, non sono migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?». Si voltò e se ne partì adirato.
    Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: "Bàgnati e sarai purificato"». Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato.
    Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dai Sal 41-42 (42-43)

    R. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

    Come la cerva anèla
    ai corsi d'acqua,
    così l'anima mia anèla
    a te, o Dio. R.

    L'anima mia ha sete di Dio,
    del Dio vivente:
    quando verrò e vedrò
    il volto di Dio? R.

    Manda la tua luce e la tua verità:
    siano esse a guidarmi,
    mi conducano alla tua santa montagna,
    alla tua dimora. R.

    Verrò all'altare di Dio,
    a Dio, mia gioiosa esultanza.
    A te canterò sulla cetra,
    Dio, Dio mio. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Gloria e lode a te, o Cristo!

    Io spero, Signore;
    attendo la sua parola.
    Con il Signore è la misericordia
    e grande è con lui la redenzione. Sal 129 (130)

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    1. Gloria e lode a te, o Cristo!

      Vangelo
      Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei.
      Dal Vangelo secondo Luca
      Lc 4,24-30

      In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
      All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

      Parola del Signore.

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  2. GESUITI -Quindi non ha fatto una lunga predica Gesù. Ha detto “Oggi si è compiuta questa Parola nei vostri orecchi” e stop. “E si
    meravigliavano delle parole piene di grazia”. Non ha fatto grandi
    commenti, ma queste parole sono piene di grazie e suscitano
    meraviglia. Quindi la prima reazione è positiva, perché il grande
    sogno dell’uomo è esattamente quel testo di Isaia che abbiamo
    visto: da ciechi diventiamo persone che ci vedono – vuol dire venire
    alla luce, esistere finalmente in libertà, uscire dalle tenebre, da
    schiavi diventiamo liberi e da oppressi usciamo finalmente –. Dicono
    "che bello questo".
    È bella la proposta, ma c’è una cosa scandalosa. Questo qui
    non è l’unto. Se fosse l’unto non abiterebbe a Nazareth in quella
    grotta che vediamo, non sarebbe figlio di Giuseppe e avrebbe un
    altro nome suo padre – almeno un Cesare Augusto – o chi per lui. Lo
    scandalo è che questa Parola, che questo disegno di Dio si realizzi
    nella carne di quell’uomo, che è un uomo qualunque.
    C’è uno scarto tra quello stupore e quella meraviglia e le attese che
    loro hanno, che noi abbiamo.
    Cioè se Lui venisse con l’elicottero, atterrato lì a Nazareth –
    cosa che duemila anni fa avrebbe avuto più effetto –, magari con i
    mitra e la guardia del corpo, facendo grandi promesse – ad esempio
    in denaro –. Invece quello lì è un falegname – ha fatto anche a me
    dei mobili, ma non sono granché, non sono proprio da Dio –.
    Lo scandalo è innanzitutto della carne e della carne simile alla nostra.
    Lui ha assunto il nostro limite e la nostra fragilità, in modo che il
    nostro limite e la nostra fragilità sia il luogo della libertà e della
    comunione, non invece della schiavitù e dell’oppressione. Quindi
    questo è per loro lo scandalo e sarà lo scandalo della croce: la
    sapienza e la potenza di Dio è nella carne, nella debolezza del limite,
    perché è nel limite che si stabilisce comunione e amore ed è questa
    la sapienza e potenza di Dio – l’Amore –, non il dominio sugli altri,
    quella è imbecillità.
    E allora Gesù, mentre loro dicevano “Lui è figlio di Giuseppe,
    non può essere la salvezza da lì”, dice “voi sapete quello che ho
    fatto altrove e dite perché non lo fai anche qui in casa tua.
    Pretendete che vi dia delle prove.” Si scandalizzano e poi vogliono,
    pretendono. Avete mai provato quando uno pretende cose da voi,
    soprattutto se pretende affetto, cosa fate? Non si può pretendere.
    Dà fastidio.
    Assomiglia, ma è diversa la pretesa, dalla attesa.
    È un dono. Distruggi con la pretesa ciò che vien dato.
    I figli che pretendono, e pretendono sempre di più, non riconoscono
    assolutamente ciò che viene dato, che è dono e amore. Quindi è la
    distruzione dell’amore, della fiducia, cioè del principio della vita,
    questa pretesa.
    E allora dice “vedete, non ve lo posso dare, perché avete
    solo pretese, come già ai tempi di Elia profeta e di Eliseo fu guarita
    una vedova pagana, non una ebrea – fu resuscitato il figlio della
    vedova – e guarito un lebbroso pagano e non uno di noi perché
    quelli non si aspettavano nulla".
    La salvezza è un dono.
    È Amore e
    l’amore non può essere che dono.
    E davanti alla pretesa Dio non sa
    più cosa fare. Fin dal principio ha donato ad Adamo di essere a sua
    immagine e somiglianza, cioè di essere uguale a Lui e Adamo
    pretende di essere quello che già è come dono. Non puoi esserlo
    come pretesa. Distruggi il dono, distruggi l’amore.

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  3. ---->"E tutti furono pieni di collera nella sinagoga udendo tali cose; e,
    levatisi, lo scacciarono fuori della città e lo condussero fino sul ciglio
    del monte, su cui la loro città era stata edificata, per buttarlo giù.
    Ora egli, passato in mezzo a loro, camminava".
    Gesù era pieno di Spirito, di vita e di amore, questi son pieni
    di collera e d’ira, che è lo spirito di morte. Lo scacciano fuori dalla
    città” – verrà ucciso fuori dalla città – “lo condussero” – lo
    condurranno – sul monte. Vogliono precipitarlo – là lo innalzeranno
    sulla croce –, ma egli passando in mezzo a loro camminava.
    Il Vangelo sarà tutto in cammino.
    Fin dall’inizio si intravede già la fine. Gli vogliono fare questo bel servizio. Lui comunque cammina. E cammina anche oltre la fine che gli decretano. Proprio quando lo butteranno giù, cioè quando lo innalzeranno, Lui sarà
    davvero il Messia, il re che ci aprirà gli occhi perché ci rivelerà
    effettivamente ciò che ci dona. Quindi paradossalmente anche
    rifiutandolo non fanno che realizzare il dono che Lui oggi viene a
    portare, cioè il dono della libertà per tutti e dell’apertura degli occhi
    sulla Verità.
    Evidenzio questo verbo che abbiamo usato, che rispetto alla
    traduzione che dice: “se ne andò”. Camminava è diverso.
    Andarsene
    vuol dire: "ragazzi vi saluto". Camminare, invece, vuol dire che
    niente lo ferma, prosegue. Non lo fermerà la morte. Non lo fermerà
    nessuno. Sa attendere, sa camminare, sa seguirci.
    "E scese a Cafarnao, città della Galilea, e stava a insegnare loro nei
    sabati; ed erano colpiti del suo insegnamento, perché la sua Parola
    era con potere."
    Si termina ancora dicendo che Lui insegnava e si sottolinea il
    sabato perché la sua Parola ci fa passare nel sabato, cioè nel
    compimento della creazione. L’uomo è creato al sesto giorno,
    depositario della Parola, perché mediante la Parola l’uomo
    partecipa all’attività di Dio, che crea il mondo e lo porta al settimo
    giorno.
    E la sua Parola era con potere. E sappiate che ogni Parola ha
    potere, dipende da quale: potere di vita o di morte.
    Quella di Gesù è
    potere di vita.
    Questo testo ci presenta in sintesi tutto il cammino del
    Vangelo. Siamo all’inizio. Gesù inizia il suo ministero dicendo il suo
    programma,
    dove lo realizza – nella vita quotidiana –
    quando – il sabato –
    quando viene la festa, con che mezzo – con la Parola –
    quando – Oggi –, quando ascoltiamo la Parola.
    Se non la ascoltiamo,
    la eliminiamo e cosa avviene allora? Realizziamo la Parola, che è un
    Amore senza condizione e per cui proprio eliminandola Lei realizza
    in pienezza ciò che è: cioè si dona totalmente anche a chi la elimina
    e cammina.

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48