venerdì 6 settembre 2019

"GLI DISSE : - SEGUIMI! " Lc 5, 27-32


4 commenti:

  1. Is 58,9-14
    Se aprirai il tuo cuore all’affamato, brillerà fra le tenebre la tua luce.



    Dal libro del profeta Isaìa

    Così dice il Signore:
    «Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
    il puntare il dito e il parlare empio,
    se aprirai il tuo cuore all’affamato,
    se sazierai l’afflitto di cuore,
    allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
    la tua tenebra sarà come il meriggio.
    Ti guiderà sempre il Signore,
    ti sazierà in terreni aridi,
    rinvigorirà le tue ossa;
    sarai come un giardino irrigato
    e come una sorgente
    le cui acque non inaridiscono.
    La tua gente riedificherà le rovine antiche,
    ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni.
    Ti chiameranno riparatore di brecce,
    e restauratore di strade perché siano popolate.
    Se tratterrai il piede dal violare il sabato,
    dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro,
    se chiamerai il sabato delizia
    e venerabile il giorno sacro al Signore,
    se lo onorerai evitando di metterti in cammino,
    di sbrigare affari e di contrattare,
    allora troverai la delizia nel Signore.
    Io ti farò montare sulle alture della terra,
    ti farò gustare l’eredità di Giacobbe, tuo padre,
    perché la bocca del Signore ha parlato».

    Parola di Dio


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    Salmo responsoriale

    Sal 85



    Mostrami, Signore, la tua via.

    Signore, tendi l’orecchio, rispondimi,
    perché io sono povero e misero.
    Custodiscimi perché sono fedele;
    tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

    Pietà di me, Signore,
    a te grido tutto il giorno.
    Rallegra la vita del tuo servo,
    perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.

    Tu sei buono, Signore, e perdoni,
    sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
    Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
    e sii attento alla voce delle mie suppliche.

    Canto al Vangelo (Ez 33,11)
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
    Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore,
    ma che si converta dalla sua malvagità e viva.
    Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


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    Vangelo

    Lc 5,27-32
    Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.




    + Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
    Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

    Parola del Signore


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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Lì si vede la forza che ha Gesù per cambiare un cuore. Questo era dei peggiori, eppure Gesù è riuscito a cambiarlo. Forse voi conoscerete gente che dice: “Ah io non potrò mai essere buono, perché ho tante cose alle mie spalle, non potrò mai cambiare…”. E Gesù è capace di cambiare il più cattivo e fare di lui un evangelista, un apostolo e un santo. Per questo mi piace tanto questo passo del Vangelo, perché si vede la forza di Gesù per cambiare i nostri cuori, per farli buoni. (Visita pastorale alla parrocchia "San Paolo della Croce", 15 aprile 2018)

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  3. FAUSTI – Levi è seduto, come i giusti farisei e si “leva” come il paralitico alla voce del Signore.
    La sua chiamata è la sesta opera potente di Gesù in Luca. Allude alla nuova creazione, che giunge al sesto giorno : la creazione dell'uomo nuovo, guarito, che entrerà poi nel settimo giorno – il banchetto e la festa di vita con Dio.
    Si nota un itinerario di riflessione sull'esperienza battesimale che il discepolo ha già alle spalle. Dopo l'esorcismo e il miracolo del servizio (4, 38....) c'è la chiamata al largo sul mare : si ripensa alla vocazione cristiana già avvenuta di cui si avvertono i dubbi, l'infruttuosità e l'indegnità ; essa ritrova la sua forza primigenia nell'obbedienza alla Parola del Signore Gesù.
    Questa novità paradossale di vita è una remissione dei peccati, una riconciliazione,la fine della paralisi e la ridonata capacità di camminare verso casa.
    Ora si esplicita la condizione di questa chiamata : riconoscersi peccatore, lebbroso e paralitico.
    Come il pescatore Pietro è chiamato mentre si riconosce peccatore, così ogni peccatore è chiamato, e perfino ogni giusto, a condizione però che non si senta tale.
    Dopo la chiamata e la risposta ci troviamo nella casa verso cui va il peccatore riconciliato.
    E' la nostra stessa casa che finalmente accoglie e ospita il Signore e in cui si banchetta insieme.
    E' dove noi, prima esuli, siamo di casa, e viviamo con Lui e Lui con noi.
    La novità di vita che il Battesimo comporta verrà descritta con quattro simboli : il banchetto, lo Sposo, il vestito nuovo e il vino nuovo.
    Sono i segni della venuta dl sabato definitivo, inaugurato da Gesù nell'oggi di Cafarnao (4,21).
    Noi vi entriamo nell'oggi della riconciliazione (5,26), che ci introduce nel banchetto messianico, la festa comune dell'Amore di Dio e dell'uomo che finlmente si uniscono.
    E' la Gloria che fa nuovo il mondo.
    Qesto banchetto è una chiara allusione all'Eucaristia.
    Una volta mondati e riconciliati per il battesimo, giungiamo alla casa in cui siamo commensali con il Signore . Ospitiamo Colui che ci ha accolti , consumiamo insieme il cibo e viviamo uno dell'altro come l'uno per l'altro.

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  4. BENEDETTO XVI

    Domenica, 17 Febbraio 2013

     

    Con il tradizionale Rito delle Ceneri mercoledì scorso siamo entrati nella Quaresima, stagione di conversione e di penitenza in preparazione alla Pasqua. La Chiesa che è madre e maestra chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito e a rivolgersi ancora una volta con determinazione a Dio, rinunciando all'orgoglio e all'egoismo, per vivere nell'amore. In questo Anno della Fede la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio fondamentale per la nostra vita e per la vita della Chiesa. Questo significa sempre una lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male si oppone naturalmente alla nostra santificazione e cerca di farci allontanare dal cammino di Dio. Per questo il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto viene proclamato ogni anno nella prima domenica di Quaresima.
    Infatti, dopo aver ricevuto l'"investitura" di Messia - "Unto" con lo Spirito Santo al battesimo nel Giordano - Gesù fu condotto nel deserto dallo stesso Spirito per essere tentato dal diavolo. All'inizio del suo ministero pubblico, Gesù dovette smascherarsi e rifiutare le false immagini del Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni sono anche false immagini dell'uomo che minacciano di irretire la nostra coscienza, sotto forma di proposte adeguate, efficaci e persino buone. Gli evangelisti Matteo e Luca presentano tre tentazioni di Gesù che differiscono leggermente, ma solo nel loro ordine. Il loro nucleo essenziale è sempre lo sfruttamento di Dio per i propri interessi, privilegiando il successo o i beni materiali. Il tentatore è astuto. Non ci spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendoci credere che le vere realtà sono il potere e tutto ciò che soddisfa i nostri bisogni primari. In questo modo Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo; insomma, diventa irreale, non conta più, scompare. In definitiva, nella tentazione è in gioco la fede perché è in gioco Dio. Nei momenti cruciali della vita, ma anche, come si vede in ogni momento, ci troviamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire il nostro io o Dio? I nostri interessi individuali o il vero Bene, seguire ciò che è veramente buono?
    Come ci insegnano i Padri della Chiesa, le tentazioni fanno parte della "discesa" di Gesù nella nostra condizione umana, nell'abisso del peccato e delle sue conseguenze; una "discesa" che Gesù fece fino alla fine, fino alla morte in croce e all'inferno dell'estrema lontananza da Dio. In questo modo egli è la mano che Dio tende all'uomo, alla pecora smarrita, per riportarla in salvo. Come insegna sant'Agostino, Gesù ci ha tolto le tentazioni per darci la sua vittoria (cfr. Enarr. in Psalmos, 60, 3: pl 36, 724).
    Perciò non temiamo neppure di affrontare la battaglia contro lo spirito del male: l'importante è combatterla con lui, con Cristo, il Conquistatore. E per stare con lui rivolgiamoci a sua Madre, Maria; invochiamola con fiducia filiale nell'ora della prova e lei ci farà sentire la presenza potente del suo Figlio divino, così da poter respingere le tentazioni con la parola di Cristo e rimettere così Dio al centro della nostra vita.

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48