lunedì 2 settembre 2019

"E' NATO PER VOI OGGI UN SALVATORE" Lc 2, 8-20


4 commenti:

  1. Lc 2, 8- 20 C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10 ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

    14 "Gloria a Dio nel più alto dei cieli
    e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".

    15 Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". 16 Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

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  2. FAUSTI – Il centro di questi primi capitoli è la conoscenza “tattile”di Dio che ha Maria nel generare, fasciare e deporre il suo figlio nella mangiatoia. La scena che ci è data da contemplare è il fatto storico , unico, accaduto duemila anni fa, prima narrato , poi annunciato come segno che dà significato a tutta la storia, e infine vissuto dai pastori..
    Attraverso il racconto che per prima Maria ha fatto a Luca, pastore diventato annunciatore, che lo ha trasmesso a noi, anche noi siamo chiamati a contemplare e toccare con Lei lo stesso Verbo della Vita. “ Fu partorito per voi oggi un Salvatore che è Cristo Signore”
    Come i primi discepoli da pescatori diverranno pescatori di uomini, così è da scorgere in questi pastori coloro che poi saranno i pastori della chiesa di Dio. Sono i primi che hanno creduto alla Parola, hanno trovato il Bambino, Lo riconoscono come Salvatore e Lo annunciano..
    I pastori,che vanno senza indugio,sono modelli di fede.
    Essa porta speditamente alla scoperta di ciò che è avvenuto.Il fatto, anche se rivelato dall'Annuncio, senza fede resta nascosto.
    Solo questa lo fa scoprire.
    I pastori vedono la realtà di ciò che il Signore ha fatto loro conoscere.
    L'oggi della nascita del Salvatore si realizza ovunque è annunciato e creduto, come presso i pastori che si mettono in cammino per andarlo a vedere. Dopo le Parole dell'Angelo , si apre il cielo e gli uomini possono assistere alla liturgia celeste che si svolge sopra questo bambino.
    A questa liturgia celeste , dischiusa dall'annuncio che ne dà l'interpretazione, corrisponde una liturgia terrestre, di povera gente, obbediente alla Parola, che corre a vedere un povero bambino, del quale crede “ciò che il Signore ha notificato”.
    Essi, dopo aver sperimentato ciò che è stato loro detto, a loro volta lo annunciano..
    In questi pastori, primi ascoltatori che a loro volta si fanno annunciatori, si profila la Chiesa.
    Essa nasce dall'annuncio, ne verifica l'oggi della salvezza e la ritrasmette agli altri con l'annuncio. E' una Chiesa di poveri e ultimi, come l'Annunciato stesso.
    In forza della fede, essa riconosce, annuncia, glorifica e loda Dio che si è rivelato nell'impotenza di Gesù.La sua condizione di limite si supera nella trasmissione dell'annuncio, che dilata lo spazio della Comunità fino agli estremi confini della terra e apre il tempo all'eternità.

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  3. Maria, donna del primo sguardo
    Sì, è stata lei la prima a posare gli occhi sul corpo nudo di Dio.
    E l'ha avvolto immediatamente con lo sguardo.
    Prima ancora di avvolgerlo in fasce.
    Anzi, l'ha coperto subito nei panni, quasi per comprimere la luce di quel corpo e non
    rimanerne accecata.
    Eccolo lì, 1'atteso delle genti lambito dagli occhi di Maria, come agnello tremante
    sfiorato dalla lingua materna.
    I patriarchi ne avevano spiato 1'arrivo fin dai secoli remoti. Ma, pur inarcando i
    sopraccigli canuti, non ebbero la gioia di vederlo.
    I profeti, con vaticini carichi di mistero, ne avevano disegnato il volto. Ma i loro occhi si
    erano chiusi senza poterlo fissare da vicino.
    I poveri avevano provato mille soprassalti a ogni stormire di notizie. Ma si dovettero
    accontentare ogni volta di inseguirlo nei sogni.
    Nelle notti d'inverno i pastori, al crepitare del bivacco, parlavano di colui che sarebbe
    venuto. E i loro occhi, mentre si allenavano a sostenere la fiamma dei sarmenti,
    luccicavano di febbre.
    Nelle sere di primavera, dense di presagi, i padri additavano ai figli le stelle del
    firmamento e li cullavano con le cadenze di antiche elegie: «Oh, se tu squarciassi i cieli
    e scendessi...» Poi chiudevano le palpebre anche loro, stanchi di scrutare. Le fanciulle
    ebree, profumate di gerani e di desideri, si confidavano 1'un l' altra ingenui presentimenti
    di arcane maternità. Ma nel lampeggiare delle pupille balenava subito la malinconia
    dolcissima di chi non verrà mai esaudito.
    Occhi di vegliardi e di bambini. Occhi di esuli e di oppressi. Occhi di sofferenti e di
    sognatori.
    Quanti occhi protesi verso di lui! Anelanti la vista del suo volto. Delusi per ritardi
    imprevisti. Stanchi per lunghe vigilie. Fiammeggianti per subitanee speranze. Chiusi
    sottoterra per sempre, dopo l'ultima struggente invocazione: «Ostende faciem tuam!».
    Ed ecco lo finalmente lì, 1'Emmanuele, bagnato dalle lacrime della puerpera, che
    scintillano come gemme al guizzare della lanterna.
    Gli occhi di Maria tremano d'amore sul corpo di Gesù. Nella loro profondità si riaccende
    una lunga catena di sguardi inesauditi del passato. Nelle sue pupille si concentra la
    trepidazione di attese secolari. E nell'iride le si destano all'improvviso fuochi sopiti sotto
    le ceneri del tempo.
    Maria diventa così la donna del primo sguardo.
    Solo una creatura come lei, d'altra parte, poteva dare degnamente il benvenuto sulla terra
    al Figlio di Dio, accarezzandolo con occhi trasparenti di santità.
    Dopo di lei, avranno il privilegio di vederlo tanti altri. Lo vedrà Giuseppe. Lo vedranno i
    pastori. Più tardi, lo vedrà Simeone, che se ne morirà in pace perché i suoi occhi hanno
    potuto contemplare la salvezza di Dio...
    Ma la prima a fasciarlo con la tiepida trama del suo sguardo, nella notte profumata di
    muschio e di stalla, perché il fieno non lo pungesse e il freddo non lo raggelasse, fu lei.
    Donna del primo sguardo: prescelta, cioè, dai secoli eterni per essere, dopo una foresta di
    attese, riviera limpidissima bagnata dal fiume della grazia.
    Santa Maria, donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore. Il mondo ci ha
    rubato la capacità di trasalire. Non c'è rapimento negli occhi. Siamo stanchi di aguzzare
    la vista, perché non ci sono più arrivi in programma. L'anima è riarsa come il greto di un
    torrente senz'acqua. Le falde profonde della meraviglia si sono prosciugate. Vittime della
    noia, conduciamo una vita arida di estasi. Ci sfilano sotto gli occhi solo cose già viste,
    come sequenze di un film ripetute più volte.
    Ci sfugge l'ora in cui il primo acino d'uva rosseggia tra i pampini. Viviamo stagioni
    senza primizie di vendemmie. Anzi, sappiamo già quale sapore ogni frutto racchiude
    sotto la corteccia.
    Tu che hai provato le sorprese di Dio, restituiscici, ti preghiamo, il gusto delle esperienze
    che salvano, e non risparmiarci la gioia degli incontri decisivi che abbiano il sapore della
    "prima volta" . (D. TONINO BELLO)

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  4. ->Santa Maria, donna del primo sguardo, donaci la grazia della tenerezza.
    Le tue palpebre, quella notte, sfiorarono 1'Agnello deposto ai tuoi piedi con un tiepido
    brivido d'ala. Le nostre, invece, si poggiano sulle cose, pesanti come pietre. Passano
    sulla pelle, ruvide come stracci di bottega. Feriscono i volti, come lame di rasoio.
    I tuoi occhi vestirono di carità il Figlio di Dio. I nostri invece, spogliano con cupidigia i
    figli dell'uomo.
    Al primo contatto delle tue pupille con la sorgente della luce si illuminarono gli sguardi
    delle generazioni passate. Quando, invece, spalanchiamo noi le nostre orbite,
    contaminiamo anche le cose più sante e spegniamo gli sguardi delle generazioni future.
    Tu che hai portato sempre negli occhi incontaminati i riverberi della trasparenza di Dio,
    aiutaci perché possiamo sperimentare tutta la verità delle parole di Gesù: «La lucerna del
    corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce».
    Santa Maria, donna del primo sguardo, grazie perché, curva su quel bambino, ci
    rappresenti tutti.
    Tu sei la prima creatura ad aver contemplato la carne di Dio fatto uomo: e noi vogliamo
    affacciarci alla finestra degli occhi tuoi per fruire con te di questa primizia.
    Ma sei anche la prima creatura della terra che Dio ha visto con i suoi occhi di carne: e
    noi vogliamo aggrapparci alle tue vesti per spartire con te questo privilegio.
    Grazie, impareggiabile amica dei nostri Natali. Speranza delle nostre solitudini. Conforto
    dei nostri gelidi presepi senza cori di angeli e senza schiere di pastori.
    Perdonaci se i nostri sguardi sono protesi altrove. Se inseguiamo altri volti. Se corriamo
    dietro ad altre sembianze. Ma tu sai che nel fondo dell' anima ci è rimasta la nostalgia di
    quello sguardo. Anzi, di quegli sguardi: del tuo e del suo.
    E allora, un' occhiata, daccela pure a noi, madre di misericordia. Soprattutto quando
    sperimentiamo che, a volerci bene, non ci sei rimasta che tu.

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48