lunedì 2 settembre 2019

"VOCE DI UNO CHE GRIDA NEL DESERTO " Lc 3,1-6


3 commenti:

  1. Lc 3,1 :]Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, [2]sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. [3]Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, [4]com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

    Voce di uno che grida nel deserto:
    Preparate la via del Signore,
    raddrizzate i suoi sentieri!
    [5]Ogni burrone sia riempito,
    ogni monte e ogni colle sia abbassato;
    i passi tortuosi siano diritti;
    i luoghi impervi spianati.
    [6]Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

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  2. FAUSTI – Giovanni è il prototipo dell'uomo che Dio si è preparato per stare davanti al Suo volto, che è Gesù, e per aprirne agli altri la via di accesso.
    E' la persona pronta ad accogliere il Signore che viene.
    Sintesi vivente dell'Antico Testamento, in lui vediamo la caratteristica fondamentale di tutta la storia d'Israele: l'attesa.
    Frutto di una fede assoluta nella promessa, è la condizione indispensabile per il compimento. Dio ha tanto tardato a compiere la Sua promessa, perchè aspettava di essere atteso da qualcuno che Lo accogliesse.
    Se non è accolto, anche se viene, è come se non fosse venuto.
    Chi attende “tende a” ciò che ancora non c'è.
    Giovanni è tutto proteso verso il futuro di Dio e chiama gli uomini a rompere i loro equilibri per volgersi ad esso.
    La Parola di Dio è rivolta a tutti, religiosi o meno; ogni carne è chiamata a conversione per vedere la salvezza.
    Il luogo in cui tale Parola giunge è il deserto. E' il luogo vuoto e inabitabile dove l'uomo trova la verità propria e di Dio.
    Solo il suo silenzio è terreno adatto per accogliere la Sua Parola.
    Il deserto richiama l'esperienza fondamentale dell'esodo, l'uscita dalla non identità e dalla schiavitù verso la libertà e il servizio di Dio.
    Giovanni abita nel deserto per indicare che la situazione permanente dell'uomo è quella dell'esodo . Deve uscire costantemente da ogni schiavitù e camminare verso la promessa di Dio, senza alcun'altra garanzia che la Sua fedeltà.
    Nel deserto cielo e terra sono egualmente vuoti, tesi di silenzio. Nulla distrae.
    In questo nulla di ciò che c'è, può risuonare ed essere udita la parola nuova e creatrice. Il deserto è in sintesi la vita di Dio, il contrario di quella dell'uomo che da esso rifugge. Preferisce infatti i sepolcri d'Egitto,la fuga dalla libertà.
    Giovanni percorre la regione del Giordano , soglia della terra promessa.Questo dato geografico è anche teologico . Lo qualifica come ultimo profeta prima del compimento. Egli predica un Battesimo. Essere battezzati significa immergersi, andare a fondo. All'accettazione della propria morte simbolica , espressa nell'immersione nell'acqua, si aggiunge il desiderio di una rinascita, raffigurata dall'emersione. Giovanni chiama ad un battesimo di conversione . Non è semplicemente un rito. Implica davvero un cambiamento di mentalità e di vita.
    Questa conversione è ordinata alla remissione dei peccati. Il male non va espiato : è perdonato da Colui che ci ama. Dio è Amore, quindi dono.
    Il male è vinto dal perdono, super-dono eminente del Suo Amore per noi, in modo che là, dove abbondò il peccato , sovrabbondi la Grazia.
    L'importante è riconoscere davanti a Lui il proprio peccato.
    Il peccato è oggettivo, ed è nei confronti di Dio. Se ne esce col Suo perdono.
    La colpa invece è soggettiva : è un senso di fallimento nei propri confronti, che induce ad un'espiazione che non redime mai. Se ne può uscire solo con un corretto senso del peccato, in una esperienza di Dio come Amore che perdona.

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  3. --> Giovanni, conformemente al suo nome, predica la Grazia e la Consolazione di Dio E' grido che si alza in quel luogo di verità dell'uomo che è il deserto. E' un grido umano, una voce, ma non ancora una parola : “ Io sono voce di uno che grida nel deserto : preparate la strada del Signore, raddrizzate i Suoi sentieri”
    (Ib 40,3). Noi percepiamo la voce prima della parola. Giovanni poi indica Cristo, così come la Parola è significata dalla voce. La voce dà corpo alla Parola, la Parola dà senso alla voce.
    Così ciascuno di noi , come il Battista, deve essere voce la cui Parola è Cristo.
    Tutta la storia umana è un vociare e un gridare senza senso, che trova in Gesù, Parola Eterna di Dio, il proprio senso e la propria vita.
    Questo grido invita anche a fare diritti i Suoi sentieri, cioè i sentieri di Dio. L'uomo non li conosce , li perde, e va storto su questa via.
    I burroni riempiti sono le ineguaglianze e le ingiustizie appianate.
    L'abisso di ingiustizia sia colmato dalla misericordia dell'uomo e l'abisso della disperazione dalla Misericordia di Dio.
    La fede, primo dono della Misericordia di Dio, colma il burrone della sfiducia. L'umiltà è la verità dell'uomo, che è terra, e in questa sua verità l'uomo incontra Dio che solo in essa gli viene incontro per salvarlo.
    A ognuno che sperimenta la precarietà del suo essere uomo e la peccaminosità del suo non esserlo, è data la salvezza di Dio.

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