venerdì 13 settembre 2019

"LA TRAVE E LA PAGLIUZZA..." Lc 6,39 - 42


3 commenti:

  1. Tu sei giusto, o Signore, e retto nei tuoi giudizi:
    agisci con il tuo servo secondo il tuo amore. (Sal 118,137.124)
    O Padre, che ci hai liberati dal peccato
    e ci hai donato la dignità di figli adottivi,
    guarda con benevolenza la tua famiglia,
    perché a tutti i credenti in Cristo
    sia data la vera libertà e l’eredità eterna.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    1Cor 9,16-19.22b-27

    Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
    Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.
    Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre.
    Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 83 (84)
    R. Quanto sono amabili le tue dimore, Signore!
    L’anima mia anela
    e desidera gli atri del Signore.
    Il mio cuore e la mia carne
    esultano nel Dio vivente. R.

    Anche il passero trova una casa
    e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
    presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
    mio re e mio Dio. R.

    Beato chi abita nella tua casa:
    senza fine canta le tue lodi.
    Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
    e ha le tue vie nel suo cuore. R.

    Perché sole e scudo è il Signore Dio;
    il Signore concede grazia e gloria,
    non rifiuta il bene
    a chi cammina nell’integrità. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    La tua parola, Signore, è verità;
    consacraci nella verità. (Cf. Gv 17,17b.a)

    Alleluia.

    Vangelo
    Può forse un cieco guidare un altro cieco?
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 6,39-42

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
    «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
    Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

    Parola del Signore.

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Con l’interrogativo: «Può forse un cieco guidare un altro cieco?» (Lc 6, 39), Egli vuole sottolineare che una guida non può essere cieca, ma deve vedere bene, cioè deve possedere la saggezza per guidare con saggezza, altrimenti rischia di causare dei danni alle persone che a lei si affidano. Gesù richiama così l’attenzione di quanti hanno responsabilità educative o di comando: i pastori d’anime, le autorità pubbliche, i legislatori, i maestri, i genitori, esortandoli ad essere consapevoli del loro ruolo delicato e a discernere sempre la strada giusta sulla quale condurre le persone. (Angelus, 3 marzo 2019)

    RispondiElimina
  2. FAUSTI - Il Comandamento :“ Diventate misericordiosi così come il Padre vostro è Misericordioso” (6, 36), sintesi di tutto il discorso della Misericordia, è l'unica strada maestra per la salvezza. Contro possibili e facili deviazioni, viene ora confermato con una serie di similitudini.
    Chi insegna diversamente è guida cieca, falso maestro ; chi agisce diversamente, criticando il male altrui e non vedendo il proprio, è un ipocrita. Il Comandamento della misericordia è l'unica via di salvezza, perchè ci fa diventare ciò che siamo, cioè “figli dell'Altissimo”.
    Chi abbassa il tiro, perchè la ritiene troppo perfetta, è un cieco che guida alla perdizione.
    Chi ritiene di conoscerne una più perfetta, è un falso maestro che insegna cose inutili.
    La misericordia è il massimo bene perchè è quell'amore che sa realisticamente conoscere e farsi carico del male. Essa impedisce la stoltezza e la presunzione di criticare gli altri. La critica va esercitata solo verso se stessi, per conoscere il proprio male e la misericordia di cui si è indigenti.
    Così si entra in possesso del “tesoro buono”. Il discepolo vive di questo tesoro, che è la Cháris di Dio che ha sperimentato, e ne rende partecipi gli altri.
    Solo il cuore convertito dalla e alla misericordia può salvare dal male.
    L'uomo è nato per amare ed è fallito perchè non ama . Il suo desiderio essenziale non può fiorire, perchè è bacato. La misericordia può liberarlo, perchè sa volgere in bene il male.
    Se l'amore di Dio ha creato tutto dal nulla, la Sua Misericordia salva tutto dal male, peggiore del nulla.
    Giudicare gli altri e giustificare se stessi è il grave peccato di cecità che impedisce di conoscere il proprio male e di conoscere Dio.
    Questa duplice conoscenza è data nella misericordia.
    Al discepolo è chiesto di estromettere la propria trave che lo rende cieco : non deve credersi giusto e non bisognoso di misericordia!
    Così è guarita in radice la pianta cattiva.
    Allora è in grado di togliere il bruscolo dall'occhio del fratello. Non con un'operazione oculistica complicata, bensì semplicemente col suo occhio buono, vede buono e fa buono, comunicando un'esperienza di bontà.
    L'altro è da me graziato come io sono stato graziato! Il mio occhio verso l'altro è lo stesso di Dio verso di me! Più uno è peccatore, più è degno di amore misericordioso.
    E, come ho sperimentato Dio nei miei confronti, sono io nei confronti dell'altro.
    La nostra cattiveria verso gli altri è la mancanza di misericordia : è il germoglio marcio del nostro albero cattivo.
    Il male fondamentale è l'occhio cieco che non vede il proprio male e non sente il bisogno della misericordia. L'occhio cieco esprime un cuore tenebroso, senza bontà.

    RispondiElimina
  3. --->E questo cuore, come vede, così anche agisce male .
    Ha una mano piena di frutti dal sapore di morte. C'è una stretta connessione tra occhio/cuore/mano :il principio dell'azione buona o cattiva è il cuore pieno o meno di misericordia ; e il principio della misericordia nel nostro cuore è l'occhio , sua finestra, che ne riconosce il bisogno e ne accoglie la luce.
    Principio del bene è quindi il nostro occhio/cuore aperto sul nostro male e intenerito dalla misericordia ricevuta Questa misericordia salva dal male e crea il bene.
    Ho conosciuto un uomo che era sordo a ogni parola cattiva , mentre aveva l'udito sensibile a ogni cosa buona : in lui il male si spegneva e il bene lo illuminava. Aveva una sensibilità selettiva.
    Il cuore cattivo, invece, sente solo il male e germina il peggio, vittima parassita del male e suo moltiplicatore. Il problema serio del discepolo è riconoscersi come pianta cattiva dai frutti marci.
    Questa sincerità gli permette di non essere cieco sulla propria cecità. Chi vede con sincerità se stesso, vede il proprio male e il bisogno che ha di misericordia. E' l'unica condizione per la guarigione. Riconoscere il mio cuore cattivo, che ha tesorizzato un grande capitale di male di vivere, è l'innesto stesso che mi fa albero buono, mi mette in comunione con Lui che perdona e con i fratelli che , quindi, perdono. Questo brano ci richiama a discernere e a vivere con verità la nostra menzogna davanti a Dio, esponendo senza paura al Suo Occhio la nostra timorosa nudità.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48