mercoledì 15 aprile 2020

"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48


6 commenti:

  1. Dagli Atti degli Apostoli
    At 3,11-26

    In quei giorni, mentre lo storpio guarito tratteneva Pietro e Giovanni, tutto il popolo, fuori di sé per lo stupore, accorse verso di loro al portico detto di Salomone.

    Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e perchè continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest'uomo? Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.

    Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù. Bisogna che il cielo lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti fin dall'antichità. Mosè infatti disse: "Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. E avverrà: chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo". E tutti i profeti, a cominciare da Samuèle e da quanti parlarono in seguito, annunciarono anch'essi questi giorni.

    Voi siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: "Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra". Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione, perché ciascuno di voi si allontani dalle sue iniquità».

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 24,35-48

    In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

    Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.

    Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

    Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    L’incontro di Gesù con quei due discepoli sembra essere del tutto fortuito: assomiglia a uno dei tanti incroci che capitano nella vita.Ciò che succede su questa strada è una terapia della speranza. Chi la fa? Gesù. Anzitutto domanda e ascolta: il nostro Dio non è un Dio invadente. Anche se conosce già il motivo della delusione di quei due, lascia a loro il tempo per poter scandagliare in profondità l’amarezza che li ha avvinti. Quante tristezze, quante sconfitte, quanti fallimenti ci sono nella vita di ogni persona! Quante volte nella vita abbiamo sperato, quante volte ci siamo sentiti a un passo dalla felicità, e poi ci siamo ritrovati a terra delusi. Ma Gesù cammina con tutte le persone sfiduciate che procedono a testa bassa. E camminando con loro, in maniera discreta, riesce a ridare speranza. (UDIENZA GENERALE - mercoledì, 24 maggio 2017)

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  3. S. Fausti - “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete!” E' la santa invidia nostra e di Luca per i primi discepoli, che videro Colui che testimoniarono. Qui ci si narra come anch'essi, pur avendolo visto e toccato, devono, come noi, riconoscerlo e credergli attraverso la memoria della Sua Parola e il Suo Banchetto.
    La Parola e il Pane sono la presenza costante del Risorto nella Sua Chiesa.
    Con la prima ci spiega la promessa di Dio e ci tocca scaldandoci il cuore ; con il secondo ci apre gli occhi sulla sua realizzazione e si fa vedere nel dono di Sé.
    In questo modo anche noi sperimentiamo la verità di quanto ci hanno trasmesso i testimoni oculari e facciamo nostro il loro grido di meraviglia per la grande opera di Dio : ”Veramente il Signore è Risorto e fu visto da Simone”.
    In questo brano Luca collega direttamente il nostro riconoscerlo con l'esperienza di Simone e degli altri con lui. La differenza tra noi e loro sta nel fatto che essi contemplarono e toccarono la Sua Carne anche fisicamente,noi invece la contempliamo e tocchiamo solo spiritualmente,attraverso la testimonianza della loro parola ed il memoriale eucaristico.
    Ciò che loro toccarono con le mani, a noi tocca il cuore e ci dà occhi nuovi.
    Luca insiste molto sulla corporeità del Signore Risorto. E' in polemica con l'ambiente ellenistico, che credeva nell'immortalità dell'anima,ma non alla resurrezione dei corpi.
    Con questa sta o cade sia la promessa di Dio che la speranza stessa dell'uomo di superare il nemico ultimo, la morte.
    Questa vittoria è frutto dell'albero della Croce, dove ci è offerta la solidarietà di Dio col nostro male.
    Chiave di lettura e sintesi delle Scritture è il Crocifisso, che ci offre la visione di un Dio che è Amore e Misericordia Infinita.
    La Sua Resurrezione è quasi un corollario, che conferma da una parte la Sua Divinità e dall'altra il Dono che è venuto a portarci.
    Nel Suo Nome si annuncia a tutti la conversione e il perdono dei peccati.
    Ai piedi della Croce cessa la nostra paura di Dio e la nostra fuga da Lui, perché vediamo che Lui da sempre è rivolto a noi e per sempre ci perdona.
    I discepoli saranno testimoni di questo, faranno conoscere a tutti i fratelli il Signore Gesù come nuovo Volto di Dio e salvezza dell'uomo.
    La forza di questa testimonianza è lo Spirito Santo, la Potenza dall'alto.
    Come scese su Maria, scenderà su di loro.
    L'incarnazione di Dio nella storia non solo continua, ma giunge così al suo stadio definitivo.
    Siamo negli ultimi giorni, in cui si vive ciò che è per sempre.
    Dio ha reso perfetta la Sua solidarietà con l'uomo: al tempo degli antichi fu “davanti a noi” come Legge per condurci alla terra promessa; al tempo di Gesù fu “con noi” per aprirci e insegnarci la Strada al PADRE ; ora, nel tempo della Chiesa, è “in noi” come Vita Nuova.
    Il Padre, nel Suo Amore, ci ha donato il Figlio; il Figlio, nello stesso Amore, ci ha donato il Suo Spirito ; ora lo Spirito è la nostra Vita piena nel Figlio, in cui amiamo il Padre e i fratelli.
    Il seme già è piantato e germogliato.
    Deve crescere e portare la pienezza del suo frutto, fino a quando Dio sarà tutto in tutti.
    Allora sarà la festa del raccolto.
    Gesù ha terminato la Sua Missione.
    Noi la continuiamo nello spazio e nel tempo.
    In Lui e come Lui, ci facciamo prossimi a tutti i fratelli, condividendo con loro la Parola e il Pane, curando con l'olio e il vino le loro ferite mortali.
    Da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra, l'universo e quanto contiene, tutto sarà ricolmo della Gloria.
    Allora l'omo avrà ritrovato pienamente se stesso.
    E sarà salvo, lui e la sua storia.

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  4. LC 24, 35 – 48 APPARIZIONI

    Mentre i due discepoli che Lo avevano incontrato e riconosciuto a Emmaus, son tornati con gioia immensa a Gerusalemme e stavano testimoniando il loro incontro, Gesù appare e conferma le loro parole. Si presenta , salutandoli con l'augurio della Pace e mostrando le Sue Piaghe, chiedendo da mangiare ad essi che per il grande stupore ancora non erano convinti della Sua reale presenza.
    E ancora , come per la strada di Emmaus, spiega le Scritture e ciò che si riferisce a Lui, nei Salmi, nei Profeti e negli scritti di Mosè.
    Egli dimostra di essere il compimento perfetto della Scrittura, in Luca già presentato quando nella sinagoga di Nazaret Egli legge il rotolo di ISAIA (61,1-9) e dice .”Oggi si è adempiuta questa Scrittura”, e quando risponde agli inviati di Giovanni Battista , riguardo al compimento di questa profezia : ”Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito!” (Lc 7,22) e ripresentando di nuovo la beatitudine dei discepoli :”Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete” (Lc 10,23).
    Ai discepoli che Lo incontrano , Egli offre Comunione nel Banchetto e nella Parola, per costituirli testimoni di ogni realizzazione.
    immagini omelie preghiere

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  5. C. RAVASI Una tradizione leggendaria l’ha voluto pittore e a lui sono state attribuite alcune delle "Madonne nere" venerate in famosi santuari mariani. In realtà, se vogliamo cercare un’altra, vera, professione di Luca prima di divenire evangelista, dobbiamo rifarci a una nota della Lettera di Paolo ai Colossesi: «Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema» (4,14). Luca, dunque, esercitava la professione medica prima di avviarsi sulle strade dell’annunzio cristiano al seguito di Paolo. La sua presenza fa capolino in altri due scritti paolini. Nel biglietto dell’Apostolo a Filemone, Luca è definito «collaboratore» di Paolo (v. 24) e nella Seconda Lettera a Timoteo appare un elogio implicito quando Paolo afferma che «solo Luca è con me» (4, 11). Medico, dunque, ma soprattutto evangelista, sia collaborando alla missione evangelizzatrice di Paolo sia componendo il suo Vangelo, il più lungo dei quattro, fatto com’è di ben 19.404 parole, il più ricco a livello di vocaboli (Luca usa ben 2.055 termini diversi), il più raffinato dal punto di vista stilistico, dotato di un prologo che ammicca a quelli dei grandi storici greci. I quadri più belli, dunque, Luca li ha dipinti non con il pennello ma con la sua penna. Egli è inoltre autore di un altro affresco grandioso, quello degli Atti degli Apostoli, un ritratto complesso, storico e teologico, della Chiesa delle origini nella quale dominano le figure di Pietro e Paolo.Appare, dunque, con nettezza la figura di un evangelista, legato pastoralmente a Paolo e al suo dialogo con il mondo greco-romano, un non-palestinese dal punto di vista geografico e culturale, un ebreo ellenista di Antiochia di Siria convertito al cristianesimo, persona colta, favorevole all’opera di espansione missionaria della Chiesa in Grecia e a Roma ove forse compose dopo il 70 i suoi due scritti, destinandoli alla cerchia dei cristiani di matrice pagana. È, infatti, a Roma che egli conduce come a naturale approdo il suo racconto, partito da Gerusalemme, la città che era la radice sorgiva del cristianesimo (Luca la cita ben 90 volte nelle sue due opere su un totale neotestamentario di 139). Il Vangelo è tutto ancorato alla città santa: nella narrazione dell’infanzia di Gesù è il luogo ove egli si rivela; nella parte centrale è la meta a cui è orientata la "lunga marcia" di Cristo con i discepoli verso il suo ultimo destino di umiliazione e di gloria; nella sezione finale è il teatro degli eventi supremi della vita di Cristo. In Gerusalemme si aprono anche gli Atti degli Apostoli, ma sarà a Roma che si concluderanno, non con il martirio di Paolo ma con l’Apostolo che, agli arresti domiciliari in attesa di giudizio, può liberamente proclamare il Vangelo di Gesù (28, 30-31).Per Luca Gesù di Nazaret è il centro della storia, è per eccellenza il Kyrios, il "Signore", un termine carico di risonanze perché nelle antiche Bibbie greche usate dai cristiani esso traduceva le quattro lettere sacre ebraiche JHWH del nome impronunciabile del Dio biblico e anche perché era un titolo imperiale. Per ben 103 volte nel Vangelo e per 107 volte negli Atti degli Apostoli Luca chiama Gesù il "Signore" glorioso, che è giudice della storia e che regge tutto l’essere. Cristo è, però, sempre accanto a chi crede in lui, anche nell’ora della sofferenza e persino del dubbio. Infatti il Risorto, in una scena indimenticabile, va incontro a due discepoli sulla strada che da Gerusalemme conduce e un non meglio identificabile villaggio di Emmaus: si tratta di una pagina di straordinaria intensità, affidata a quell’implorazione finale: «Rimani con noi perché si fa sera e il giorno sta ormai declinando!» (24, 13-35). Il Cristo glorioso della Pasqua non è più riconoscibile con l’esperienza concreta; è necessaria una via superiore di conoscenza, che si attua attraverso l’ascolto delle Scritture e lo «spezzare il pane eucaristico»

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  6. --->.Ma se si volesse delineare in pienezza il volto del Cristo di Luca, sul quale deve modellarsi anche il discepolo, si potrebbero individuare tre componenti fondamentali. Iniziamo con la parola amore. Dante nella sua opera latina Monarchia ha coniato questa suggestiva definizione di Luca: scriba mansuetudinis Christi, «scrittore della mansuetudine, della misericordia, dell’amore di Cristo». Per tutto il percorso della sua vita Gesù non è mai venuto meno alla dichiarazione programmatica fatta nella sinagoga di Nazaret: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi e a predicare un anno di grazia del Signore» (4,18-19). La parabola del Buon Samaritano e la trilogia di parabole della misericordia (la pecora smarrita, la dracma persa e il figlio prodigo) contenute nel capitolo 15, la salvezza offerta al corrotto funzionario Zaccheo, il «discorso della campagna» (6, 17-49), la costante scelta degli ultimi, dei poveri, degli esclusi, il perdono finale offerto al malfattore pentito e ai suoi stessi crocifissori, l’uso frequente del verbo greco splanchnízomai che evoca la tenerezza delle "viscere" materne, sono altrettante testimonianze della validità della definizione dantesca. Seconda e fondamentale caratteristica del profilo di Cristo e del discepolo secondo Luca è quella della povertà. Quel «Beati i poveri in spirito» di Matteo diventa per Luca un diretto «Beati voi, poveri» senza alcuna specificazione "spirituale". «I poveri sono evangelizzati» (4, 18), il povero Lazzaro (16, 19-31) e la vedova che dà "tutto quanto aveva per vivere" (21, 1-4) sono ammirati da Gesù. Mammona, termine fenicio-aramaico che indicava la "ricchezza" (curiosamente ha la stessa radice del verbo ebraico ’mn che esprime il "credere"), è un idolo che acceca. Il giovane ricco non può seguire Cristo se prima non distribuisce ai poveri «tutto quanto possiede» (18, 22). Condannati senza esitazione sono coloro il cui unico scopo nella vita è il moltiplicare risorse e soldi (12, 13-21). Indispensabile è, perciò, fare una scelta radicale quando si vuole seguire Gesù. Alludendo alla vocazione di Eliseo, chiamato dal profeta Elia mentre arava i campi, Cristo dichiara: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio» (9, 62).Terzo e ultimo tratto del volto spirituale di Cristo secondo Luca è la preghiera. Nelle svolte decisive della sua vita egli si ritira in preghiera e in dialogo con il Padre. Lo fa dopo il battesimo al Giordano (3, 21), nel mezzo del primo entusiasmo della folla (5, 16), prima della scelta dei dodici apostoli (6, 12), prima della professione di fede di Pietro (9, 18), durante il solenne svelamento della Trasfigurazione (9, 28-29), prima di insegnare ai discepoli la preghiera distintiva del cristiano, il "Padre" (11, 1). Gesù ci esorta a «pregare sempre, senza stancarci» (18, 1). Alle soglie della morte si ha la scena più emblematica, quella della preghiera nell’orto degli ulivi, il Getsemani (22, 39-46), scena che Luca descrive in modo più accurato rispetto agli altri evangelisti, scandendola con ben cinque menzioni della preghiera e incorniciandola con la duplice frase d’apertura e chiusura: «Pregate per non entrare in tentazione!».Luca col suo Vangelo ha voluto imprimere alla storia dell’uomo – considerata dal filosofo greco Eraclito come «un giuoco di dadi fatto da bambini» (frammento 52) – un senso in Gesù Cristo, il coordinatore di quel groviglio di eventi, salvatore dal male e dall’assurdo che si annida nelle vicende umane, l’«evangelizzatore» della speranza, della libertà e della gioia.

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