lunedì 2 settembre 2019

"LO TROVARONO NEL TEMPIO" Lc 2, 39-52


1 commento:

  1. FAUSTI – Tre volte l'anno le celebrazioni richiamano a Gerusalemme i pellegrini : a Pasqua, a Pentecoste e ai Tabernacoli. Chi è lontano può andarci una sola volta .Gesù si inserisce nell'obbedienza della Sua Famiglia alla legge del Signore e va a celebrare la Sua Pasqua.
    Era già stato al Tempio 12 anni prima per essere offerto a Dio (2,22). Ora ritorna.
    Fino a 13 anni il bambino è minorenne, figlio dei suoi genitori che l'hanno ricevuto in dono. Devono insegnargli la Parola che lo rende figlio di Dio, unico Padre. Dai 12 ai 13 anni c'è il tirocinio che definitivo e poi diventa adulto, “figlio della legge” , tenuto, come i suoi genitori, a conoscere e compiere la Volontà di Dio.
    L'uomo diventa la Parola che ascolta.Questa ha il potere di generarlo a una vita pienamente umana, lo rende libero e responsabile, capace di entrare in dialogo con Dio.
    C'è chi non è mai adulto e libero, ma rimane sempre piccolo, in dialogo solo con i propri bisogni.
    Gesù adempie l'obbligo del pellegrinaggio con un anno di anticipo, mosso dallo stesso desiderio che Lo spingerà a Gerusalemme per mangiare la Sua Pasqua. Tutta la Sua Vita sarà una salita, un pellegrinaggio a Gerusalemme dove la Sua Sapienza Lo porta e Lo trattiene necessariamente, per essere Figlio in obbedienza al Padre.
    Il racconto anticipa il “viaggio pasquale” di Gesù.
    Luca, dopo avere delineato la preistoria attraverso le linee portanti della promessa, traccia con vigorosa prospettiva un disegno del Suo futuro, rivelandoci la follia della Sua Sapienza, che Lo porterà all'impotenza che ci salva. I tre giorni di smarrimento a Gerusalemme sono il preludio della Sua morte e Risurrezione.
    Finiti i giorni della Pasqua, Gesù non torna indietro.
    Gli altri dovranno tornare indietro per incontrarlo.
    Ma il mistero del Suo resistere a Gerusalemme non è riconosciuto dai Suoi. Essi non possono non pensare che che Lui sia nel “cammino con gli altri” , ma le Sue vie non sono le nostre vie, i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri (Is 55,8).
    Gesù non si trova tra i parenti secondo la carne, perchè i Suoi parenti sono “ Coloro che ascoltano la Parola di Dio” (8,21).
    Il Figlio perduto è “trovato” dopo tre giorni nel Tempio, nella Gloria di Dio, “seduto”, ormai arrivato al termine della fatica, che solennemente ammaestra nella Parola di Dio coloro che della Parola erano i maestri.
    Lui, il Servo che resiste tre giorni a Gerusalemme, è la Sapienza che interroga e dà risposta alla promessa di Dio.
    Al vederlo i Suoi rimangono “colpiti” e gli raccontano tutto il dolore della perdita e l'ansia della ricerca. Gesù non rimprovera per la ricerca . Rimprovera per il modo, proprio quelli che “non sanno” e non capiscono il disegno del Padre.
    La prima e ultima Parola di Gesù è “Padre”. La paternità di Dio fa da inclusione a tutto il Vangelo.
    Lui “deve” occuparsi delle cose del Padre, perché è il Figlio che ascolta e risponde a ciò che il Padre ha detto. Le “cose del Padre” rappresentano la Sua Volontà, in cui il Figlio obbediente abita di casa, fino da essere Lui la Parola del Padre.
    Nel Suo pellegrinaggio, definitivamente concluso presso il Padre che ascolta e al quale risponde, è aperto a noi il cammino che ci porta verso la Gloria dalla quale ci eravamo allontanati.
    Maria, che ancora non capisce, è modello della Chiesa : “custodisce attraverso il tempo “ questi detti, come un seme che crescerà. Come Lei anche il catecumeno non comprende subito il grande mistero dei tre giorni di Gesù col Padre.
    E come Lei, custodisce nel cuore le Parole, le impara a memoria, anche se la loro comprensione ancora gli sfugge.
    In questo ricordo costante della Parola accolta, il cuore progressivamente si illumina nella conoscenza del Signore.

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48