domenica 6 ottobre 2019

"VA' E ANCHE TU FA' COSI' " Lc 10, 25-37


4 commenti:

  1. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Questa parabola è uno stupendo regalo per tutti noi, e anche un impegno! A ciascuno di noi Gesù ripete ciò che disse al dottore della Legge: «Va’ e anche tu fa’ così» (v. 37). Siamo tutti chiamati a percorrere lo stesso cammino del buon samaritano, che è figura di Cristo: Gesù si è chinato su di noi, si è fatto nostro servo, e così ci ha salvati, perché anche noi possiamo amarci come Lui ci ha amato, allo stesso modo. (UDIENZA GENERALE, 27 aprile 2016)

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    1. Antifona
      Tutte le cose sono in tuo potere
      e nessuno può opporsi alla tua volontà.
      Tu hai fatto il cielo e la terra
      e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento:
      tu sei il Signore di tutte le cose. (Cf. Est. 4,17b-c)

      Colletta
      Dio onnipotente ed eterno,
      che esaudisci le preghiere del tuo popolo
      oltre ogni desiderio e ogni merito,
      effondi su di noi la tua misericordia:
      perdona ciò che la coscienza teme
      e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
      Per il nostro Signore Gesù Cristo.

      Prima Lettura
      Giona invece si mise in cammino per fuggire lontano dal Signore.
      Dal libro del profeta Giona
      Gio 1,1 - 2,1.11

      In quei giorni, fu rivolta a Giona, figlio di Amittài, questa parola del Signore: «Àlzati, va' a Nìnive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore.
      Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi. I marinai, impauriti, invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono in mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più in basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: «Che cosa fai così addormentato? Àlzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo».
      Quindi dissero fra di loro: «Venite, tiriamo a sorte per sapere chi ci abbia causato questa sciagura». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?». Egli rispose: «Sono Ebreo e venero il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra».
      Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: «Che cosa hai fatto?». Infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva lontano dal Signore, perché lo aveva loro raccontato. Essi gli dissero: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. Egli disse loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia».
      Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano, perché il mare andava sempre più infuriandosi contro di loro. Allora implorarono il Signore e dissero: «Signore, fa' che noi non periamo a causa della vita di quest'uomo e non imputarci il sangue innocente, poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e gli fecero promesse.
      Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.

      Parola di Dio.


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    2. Gn 2,3-5.8
      R. Signore, hai fatto risalire dalla fossa la mia vita.
      Nella mia angoscia ho invocato il Signore
      ed egli mi ha risposto;
      dal profondo degli inferi ho gridato
      e tu hai ascoltato la mia voce. R.

      Mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare,
      e le correnti mi hanno circondato;
      tutti i tuoi flutti e le tue onde
      sopra di me sono passati. R.

      Io dicevo: «Sono scacciato
      lontano dai tuoi occhi;
      eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio». R.

      Quando in me sentivo venir meno la vita,
      ho ricordato il Signore.
      La mia preghiera è giunta fino a te,
      fino al tuo santo tempio. R.

      Vangelo
      Chi è il mio prossimo?
      Dal Vangelo secondo Luca
      Lc 10,25-37

      In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
      Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».

      Parola del Signore

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  2. FAUSTI – Il comando dell'amore è il cardine dell'Antico e del Nuovo Testamento. Definisce la verità dell'uomo, nella sua relazione con Dio, con gli altri e con se stesso.
    Tutto il mondo non vale un atto di amore, come tutte le brocche d'acqua non valgono la sorgente da cui sono state attinte. Chi ama, raggiunge il fine.
    La parabola del Samaritano è una miniatura di quel volto di Dio rivelato nell'Antico Testamento che Gesù riflette pienamente nel Suo: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”.(14,9)
    E' rivolta al legista, perché veda l'amore Padre/Figlio aperto ai piccoli.
    Egli è uno che, tutto teso nello sforzo di amare Dio e il prossimo, giustamente si chiede :” Ma , a me, chi vuole bene?”. Per l'uomo, infatti, prima dell'amare, viene l'essere amato : di amore si muore, di essere amato si vive!
    Se l'amore di Dio e del prossimo è il cammino della vita, l'uomo non lo percorre se non in senso inverso, proprio perché non si sente amato. La Legge dell'amore, buona in sé, non fa che evidenziare il suo fallimento. La via della salvezza diventa per lui condanna a morte!
    Ordinando :”Va' e anche tu fa' lo stesso”, Gesù non ribadisce una legge impossibile. Sarebbe una beffa, non una risposta alla domanda : “Che fare per ereditare la vita?”.
    Fa invece un annuncio evangelico : in Lui, il samaritano, Dio si è preso cura di me e mi ha amato : perché anch'io, guarito dal mio male, possa amare Lui con tutto il cuore e i fratelli come me stesso.
    Il legista, che ha risposto esattamente su ciò che “è scritto” , è ora chiamato a “leggere” che quanto è scritto si va compiendo sotto i suoi occhi e nei suoi orecchi mentre ascolta Gesù.
    C'è Uno bollato come samaritano, perché accogliendo i peccatori, trasgredisce tutta la Legge.
    Costui , che va oltre ogni limite per farsi vicino all'uomo, rivela in realtà l'amore del Padre.
    - Io scendo da Gerusalemme a Gerico e mi nascondo lontano da Dio , Lui mi “vede” da lontano, fossi anche all'estremità della terra (Sl 139,1-12).
    Io fuggo da Lui . Lui mi viene incontro in ogni abbandono, fino a dire sulla croce:”Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”(Mc 15,34).
    Io sono incappato nei briganti ; Lui finì per me tra i malfattori.
    Io sono stato spogliato della sua immagine; la sua nudità mi ha rivestito.
    Io sono stato coperto di percosse ; dalle sue piaghe sono stato guarito ( 1 Pt 2,25).
    Io sono stato abbandonato mezzo morto ; il suo abbandono totale nella morte, mi ha dato la vita.
    Io ho lasciato il Padre, perdendo la vita, Lui me l'ha ridonata, consegnandosi al Padre.
    Egli è sceso, ha visto (Es 3.7), si è commosso, mi si è fatto vicino e ha fasciato le ferite del mio cuore , perché è Grazia e Misericordia.
    E' il mio Dio che mi ama di Amore Eterno (Ger 31,3). Ora anch'io posso riamarlo di tutto cuore, unirmi a Lui e diventare una cosa sola con Lui. E perché nessuna briciola d'amore venisse sottratta all'uomo che Egli ama, si è identificato con chi è nel bisogno estremo , così che amando l'ultimo, abbraccio assieme Lui e ogni uomo.
    Per questo Tu, Pane di Vita, ti sei fatto fame per nutrirci nel cammino;
    Tu, acqua viva, ti sei fatto sete, per dissetarci nel deserto ;
    Tu, accoglienza, ti sei fatto esule per ospitarci nella fuga ,
    Tu, Gloria, ti sei fatto nudità per rivestirci nella vergogna ;
    Tu, forza, ti sei fatto debolezza, per visitarci nella malattia ;
    Tu, Figlio, ti sei fatto schiavo per liberarci dalle catene ;
    Tu, giusto, ti sei fatto condannare per inchiodare la nostra condanna e vincere in Te ogni inimicizia.
    Sulla croce, albero della verità, hai voluto farti tutto ciò che noi siamo e non vogliamo essere, per darci il tuo regno che avevamo rifiutato sull'albero della menzogna.
    Hai chiuso così nelle tue braccia aperte ogni lontananza e hai compiuto la tua missione di Figlio :
    offrire a tutti i fratelli la Misericordia del Padre.

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48