mercoledì 2 ottobre 2019

"IL SIGNORE DESIGNO' ALTRI SETTANTADUE..." Lc 10,1-12




4 commenti:

  1. Antifona
    Signore, quanto hai fatto ricadere su di noi,
    l’hai fatto con retto giudizio, poiché noi abbiamo peccato,
    non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti.
    Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da’ gloria al tuo nome, Signore,
    fa’ con noi secondo la tua clemenza,
    secondo la tua grande misericordia. (Dn 3,31.29.43.42)

    Colletta
    O Dio, che riveli la tua onnipotenza
    soprattutto con la misericordia e il perdono,
    continua a effondere su di noi la tua grazia,
    perché, affrettandoci verso i beni da te promessi,
    diventiamo partecipi della felicità eterna.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Esdra aprì il libro della legge e benedisse il Signore, e tutto il popolo rispose: Amen, amen!
    Dal libro di Neemìa
    Ne 8,1-4a.5-6.7b-12

    In quei giorni, tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse allo scriba Esdra di portare il libro della legge di Mosè, che il Signore aveva dato a Israele. Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
    Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
    Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
    I leviti spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi. Essi leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
    Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
    Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». I leviti calmavano tutto il popolo dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo; non vi rattristate!». Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni e a esultare con grande gioia, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 18 (19)
    R. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore.
    La legge del Signore è perfetta,
    rinfranca l’anima;
    la testimonianza del Signore è stabile,
    rende saggio il semplice. R.

    I precetti del Signore sono retti,
    fanno gioire il cuore;
    il comando del Signore è limpido,
    illumina gli occhi. R.

    Il timore del Signore è puro,
    rimane per sempre;
    i giudizi del Signore sono fedeli,
    sono tutti giusti. R.

    Più preziosi dell’oro,
    di molto oro fino,
    più dolci del miele
    e di un favo stillante. R.


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    Risposte
    1. Acclamazione al Vangelo
      Alleluia, alleluia.

      Il regno di Dio è vicino;
      convertitevi e credete nel Vangelo. (Mc 1,15)

      Alleluia.

      Vangelo
      La vostra pace scenderà su di lui.
      Dal Vangelo secondo Luca
      Lc 10,1-12

      In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
      Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
      In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
      Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

      Parola del Signore.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Il vero predicatore è quello che si sa debole, che sa che non può difendersi da se stesso. ‘Tu vai come un agnello in mezzo ai lupi’ – ‘Ma, Signore, perché mi mangino?’ – ‘Tu, vai! Questo è il cammino’. E credo che sia Crisostomo che fa una riflessione molto profonda, quando dice: ‘Ma se tu non vai come agnello, ma vai come lupo tra i lupi, il Signore non ti protegge: difenditi da solo’. Quando il predicatore si crede troppo intelligente o quando quello che ha la responsabilità di portare avanti la Parola di Dio vuol farsi furbo, ‘Ah, io me la cavo con questa gente!’, così, finirà male. O negozierà la Parola di Dio: ai potenti, ai superbi. (Santa Marta, 14 febbraio 2017)
    Questa richiesta di Gesù è sempre valida. Sempre dobbiamo pregare il “padrone della messe”, cioè Dio Padre, perché mandi operai a lavorare nel suo campo che è il mondo. E ciascuno di noi lo deve fare con cuore aperto, con un atteggiamento missionario; la nostra preghiera non dev’essere limitata solo ai nostri bisogni, alle nostre necessità: una preghiera è veramente cristiana se ha anche una dimensione universale (...) E come finisce questo passo? «I settantadue tornarono pieni di gioia». Non si tratta di una gioia effimera, che scaturisce dal successo della missione; al contrario, è una gioia radicata nella promessa che – dice Gesù – «i vostri nomi sono scritti nei cieli». Con questa espressione Egli intende la gioia interiore, la gioia indistruttibile che nasce dalla consapevolezza di essere chiamati da Dio a seguire il suo Figlio. Cioè la gioia di essere suoi discepoli (...) Ed è la gioia di questo dono che fa di ogni discepolo un missionario, uno che cammina in compagnia del Signore Gesù, che impara da Lui a spendersi senza riserve per gli altri, libero da sé stesso e dai propri averi. (Angelus, 7 luglio 2019)

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  3. FAUSTI - Sorgente della Missione è sempre il Padre , nella Sua Misericordia per tutti i Suoi figli. Il Figlio è il primo inviato perché Lo conosce.
    Dopo di Lui, sono da Lui e come Lui inviati quelli che L'hanno riconosciuto come fratello.
    La missione non ha nulla a che fare con il proselitismo.
    Nasce dall'Amore del Padre per tutti i Suoi figli e termina nell'amore dei figli per il Padre e tra di loro. Essa si allarga in un orizzonte sempre più vasto, fino ad abbracciare gli estremi confini della terra : è il cerchio delle braccia del Padre , che si apre a stringere tutti i figli senza perderne alcuno, perché non ha figli da sprecare.
    La missione è dimensione essenziale della Chiesa : uno realizza la sua natura di figlio nella misura in cui va verso tutti i fratelli con l'amore del Padre.
    Le condizioni della missione dei 72 , come quella dei Dodici, sono le medesime di Gesù.
    La differenza sta nel fatto che Lui è il Figlio che ha lasciato il Padre ed è venuto a cercare i fratelli. Invece i Dodici sono chiamati e i settantadue designati a collaborare alla Sua opera.
    La responsabilità del fratello, per il quale il Signore è morto, è l'origine della missione.
    ”L'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti” (2 Cor 5,14).
    Solo nella missione verso i fratelli, io stesso divento figlio.
    La missione non è affare di qualcuno, ma compito di ciascuno.
    L'immagine della messe richiama la venuta decisiva per il giudizio di salvezza.
    Ogni uomo è infatti da sempre messe , frumento maturo per diventare Corpo del Signore, unendosi a Lui nel Suo cammino verso il Padre.
    La messe, se non è raccolta, marcisce.
    L'uomo, se non sperimenta l'amore del fratello, non diventa figlio : invece di pane di vita, diventa lievito di morte.
    E' interessante notare che l'invio dei 72 è insieme la semina della Parola e la mietitura.
    Infatti l'accoglienza dell'annuncio, che è la semina, è già salvezza, cioè mietitura.
    “La messe è molta” cioè tutta l'umanità, perché chi conosce il cuore del Padre è sollecito di tutti i fratelli. Ha un'immagine iniziale che dà significato alla missione : “agnelli in mezzo ai lupi”, sotto il vessillo del Pastore che si è fatto Agnello Immolato..

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48