mercoledì 6 novembre 2019

"COSI' VI SARA' GIOIA NEL CIELO " Lc 15,1-10



2 commenti:

  1. Prima Lettura
    Queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
    Fil 3,3-8a

    Fratelli, i veri circoncisi siamo noi, che celebriamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci vantiamo in Cristo Gesù senza porre fiducia nella carne, sebbene anche in essa io possa confidare.
    Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui: circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile.
    Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore.

    Parola di Dio


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 104 (105)
    R. Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
    Cantate al Signore, a lui inneggiate,
    meditate tutte le sue meraviglie.
    Gloriatevi del suo santo nome:
    gioisca il cuore di chi cerca il Signore. R.

    Cercate il Signore e la sua potenza,
    ricercate sempre il suo volto.
    Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
    i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca. R.

    Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
    figli di Giacobbe, suo eletto.
    È lui il Signore, nostro Dio:
    su tutta la terra i suoi giudizi. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
    e io vi darò ristoro, dice il Signore. (Mt 11,28)

    Alleluia.


    Vangelo
    Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 15,1-10

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
    Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”.
    Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

    Parola del Signore

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Il Signore non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi. L’agire di Dio è quello di chi va in cerca dei figli perduti per poi fare festa e gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile. Lui potrebbe ragionare così: “Faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una, ma non è una grande perdita”. Lui invece va a cercare quella, perché ognuna è molto importante per lui e quella è la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata; e lui va a cercarla. (Udienza generale, 4 maggio 2016)

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  2. FAUSTI – Qui si rivela il centro del Vangelo : Dio come Padre di tenerezza e di misericordia, ben diverso da quello da cui Adamo era fuggito per paura. Egli trasale di gioia quando vede tornare a casa il figlio più lontano e invita tutti a gioire con Lui:”Bisogna far festa !”. il Banchetto del capitolo precedente è questa festa del Padre che vede ormai occupato l'ultimo posto a mensa.
    La Sua casa è piena, il Suo Cuore trabocca: nel ritorno dell'ultimo, ogni figlio perduto è ormai con Lui.
    “Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio”(14,15) Gesù fin dall'inizio ne mangia con i peccatori.
    Ora invita anche i giusti.
    Attaccato da loro con cattiveria, li contrattacca con la Sua bontà. Vuole portarli a conversione.
    Ma l'impresa è ben più difficile che con i peccatori.
    Questi, a causa della loro miseria, sentono la necessità della Sua misericordia.
    Quelli, invece, arroccati nella propria giustizia, sono autosufficienti..
    Così,mentre condannano i fratelli ingiusti, ignorano e rifiutano il Padre, che ama gratuitamente e necessariamente tutti i Suoi figli. Il Suo Amore non è proporzionale ai meriti, ma alla miseria.
    L'Eucaristia, cibo e vita nuova per il cristiano, è Pane del perdono :mangiato da ogni peccatore pentito, è rifiutato solo da chi è soddisfatto di sé. La misericordia di Dio lo rimanda a mani vuote, perchè possa essere tra gli affamati che vengono saziati.
    Il capitolo quindicesimo è rivolto al giusto, perché non resti vuoto il suo posto alla mensa del Padre ; egli deve partecipare alla festa che il Padre fa per il Suo figlio perduto e ritrovato.
    Questa parabola parla della conversione , ma non del peccatore alla giustizia, ma del giusto alla misericordia.
    La Grazia che Dio ha usato verso di noi, Suoi nemici, deve rispecchiarsi nel nostro atteggiamento verso i nemici, e verso i fratelli peccatori.
    Il Padre non esclude nessun figlio dal Suo Cuore. Si esclude da Lui solo chi esclude un fratello.
    Ma Gesù, il figlio che conosce il Padre, si preoccupa di recuperare anche colui che, escludendo il fratello, si esclude dal Padre.
    Le tre scene della parabola presentano una certa simmetria con le tre chiamate al banchetto del capitolo precedente.
    Quello della pecora smarrita corrisponde alla seconda chiamata , rivolta alle pecore perdute d'Israele; quella della dracma corrisponde alla terza chiamata, rivolta ai pagani.
    Resta vuoto ancora solo il posto di chi fu chiamato per primo, l'Israele della legge.
    E' il fratello maggiore, figura di ogni credente al quale è indirizzata la parabola, in particolare l'ultima scena, perchè partecipi al banchetto di salvezza., alla danza e alla festa per il Figlio perduto e ritrovato, Morto e Risorto.
    In realtà la pecora non si è convertita, come la dracma non tornerà da sé nel borsellino.
    Sono semplicemente trovate, proprio perchè perdute, da Colui che per primo si è convertito a loro, nel Suo Amore.
    La conversione implica un riconoscimento della propria perdizione, e, più che un nostro ritorno a Dio, consiste nell'accogliere chi è venuto a cercarci.
    Convertirsi è volgere lo sguardo dal proprio io a Dio, e vedere, invece della propria nudità, l'occhio di Colui che da sempre ci guarda con Amore.
    Allora nasce la Vita Nuova, nella Lode e nella Gioia del Padre.
    Il nostro centro non è più il nostro io, ma Dio : passiamo dalla nostra giustizia, fallita o presunta, trascurata o ricercata -. comunque irraggiungibile – alla Sua compiacenza nel vedere che noi ci volgiamo a Lui, che da sempre si è rivolto a Noi!!!!

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48