domenica 17 novembre 2019

"GESU' LI CHIAMO' A SE' DICENDO..." Lc 18, 15-17


2 commenti:

  1. VANGELO DI LUCA 18, 15 -17

    "Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano.
    Allora Gesù li fece venire avanti e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
    In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà»."

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  2. FAUSTI – I farisei avevano chiesto a Gesù “quando” viene il Regno di Dio (17,20).
    Qui Egli risponde “come” si entra in esso, perché è già venuto.
    Il viaggio di Gesù a Gerusalemme è tutta una catechesi sulla vita filiale, quasi un commento alle varie domande del Padre Nostro.
    Qui si giunge al nocciolo, a quali condizioni l'uomo può dire “Abbà, Padre!”.
    Non gli si chiede altro che accettare la sua realtà di figlio, e diventare ciò che è : di Dio, da Lui e per Lui che gli è Padre.
    Bisogna che torni bambino, anche se vecchio, solo così può essere rigenerato a vita nuova (Gv 3, 4...)”Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3).
    I piccoli non posseggono nulla, neanche se stessi. Quanto hanno e sono, è dono altrui.
    Non possono procurarsi niente . Si attendono tutto.
    Non sono capaci di fare alcunché , anzi, loro stessi diventano ciò che gli altri ne fanno.
    E' una situazione di dipendenza totale
    Il loro stesso essere è essere “di” qualcuno.
    Se sono di nessuno, muoiono. Ma questa loro debolezza estrema è vissuta con fiducia , come unica forza : è il bisogno stesso di essere figli, che tutto ricevono.
    Essi sono davanti ai loro genitori ciò che ogni uomo è davanti a Dio :Sua creatura, Suo figlio, che da Lui riceve quanto ha ed è.
    Rappresentano quella povertà assoluta che ci fa accettare di essere totalmente da Lui.
    Così Lui diviene per noi ciò che già è in Sè : Nostro Padre.
    I piccoli entrano nel Regno, che è il Figlio, appunto perchè accettano la paternità di Dio.
    Essi hanno la qualità della vedova e del pubblicano : sono invocazione del dono altrui in quanto bisogno, e sono fiducia nella pietà altrui, in quanto privi di meriti.
    Il Salmo 131 ci descrive il credente come un bimbo svezzato , tranquillo e sereno in braccio a sua madre . Non desidera più il latte, ma l'abbraccio che l'avvolge.
    Come il latte è la vita del piccolo, così l'abbandono fidente in Dio è la vita dell'adulto.
    Senza questa fiducia in Colui che gli è più madre di sua madre - Sei Tu che mi hai tessuto nel ventre di mia madre – (Sl 139,13), l'uomo non può vivere.
    Ne ha bisogno come il piccolo del latte.
    Altrimenti sprofonda nel nulla.

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48