lunedì 11 novembre 2019

"CHI DI VOI, SE HA UN SERVO AD ARARE O PASCOLARE IL GREGGE..." Lc 17,7-10





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4 commenti:

  1. MADRE TERESA
    Il frutto del silenzio è la preghiera
    Il frutto della preghiera è la fede
    Il frutto della fede è l'amore
    Il frutto dell'amore è il servizio
    Il frutto del servizio è la pace.“

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  2. Antifona
    Giunga fino a te la mia preghiera,
    tendi l’orecchio alla mia supplica, Signore. (Sal 87,3)

    Colletta
    Dio onnipotente e misericordioso,
    allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te,
    perché, nella serenità del corpo e dello spirito,
    possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Agli occhi degli stolti parve che morissero, ma essi sono nella pace.
    Dal libro della Sapienza
    Sap 2,23-3,9

    Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità,
    lo ha fatto immagine della propria natura.
    Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
    e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.
    Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,
    nessun tormento li toccherà.
    Agli occhi degli stolti parve che morissero,
    la loro fine fu ritenuta una sciagura,
    la loro partenza da noi una rovina,
    ma essi sono nella pace.
    Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
    la loro speranza resta piena d’immortalità.
    In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
    perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
    li ha saggiati come oro nel crogiuolo
    e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
    Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
    come scintille nella stoppia correranno qua e là.
    Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
    e il Signore regnerà per sempre su di loro.
    Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
    i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
    perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 33 (34)
    R. Benedirò il Signore in ogni tempo.
    Benedirò il Signore in ogni tempo,
    sulla mia bocca sempre la sua lode.
    Io mi glorio nel Signore:
    i poveri ascoltino e si rallegrino. R.

    Gli occhi del Signore sui giusti,
    i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
    Il volto del Signore contro i malfattori,
    per eliminarne dalla terra il ricordo. R.

    Gridano e il Signore li ascolta,
    li libera da tutte le loro angosce.
    Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
    egli salva gli spiriti affranti. R.


    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
    e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)

    Alleluia.

    Vangelo
    Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 17,7-10

    In quel tempo, Gesù disse:
    «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

    Parola del Signore.

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    1. PAROLE DEL SANTO PADRE
      Come possiamo capire se abbiamo veramente fede, cioè se la nostra fede, pur minuscola, è genuina, pura, schietta? Ce lo spiega Gesù indicando qual è la misura della fede: il servizio. E lo fa con una parabola che al primo impatto risulta un po’ sconcertante, perché presenta la figura di un padrone prepotente e indifferente. Ma proprio questo modo di fare del padrone fa risaltare quello che è il vero centro della parabola, cioè l’atteggiamento di disponibilità del servo. Gesù vuole dire che così è l’uomo di fede nei confronti di Dio: si rimette completamente alla sua volontà, senza calcoli o pretese. (Papa Francesco, Angelus del 6 ottobre 2019)

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  3. Fausti - Le due azioni tipiche dell'Apostolo sono : l'annuncio (semina) e la cura dei fratelli (pastore).
    Chi “ara o pascola” non lo fa per turpe motivo di lucro, ma perchè spinto dall'amore del suo Signore morto per tutti .
    Per Paolo la ricompensa più alta è predicare gratuitamente il Vangelo.
    L'Apostolo è associato al ministero di Grazia e di Misericordia del suo Signore per il mondo.
    Origine del suo servizio è la fede, come esperienza personale di Colui che lo ha amato e ha dato se stesso per lui (Gal 2,20)..
    Per questo non è più nella logica del dare/avere , ma in quella del dono gratuito.
    L'amore sperimentato lo rende libero di servire come il suo Signore.
    Il padrone non serve, invece nostro Signore è in mezzo a noi ”come Colui che serve”.
    Per il mondo la libertà consiste nel farsi servire, per Dio nella necessità di servire per amore.
    Se lo schiavo appartiene al padrone che lo schiavizza, L'Apostolo al suo Signore che gli dà la libertà di essere collaboratore Suo, associato al Suo ministero. Questa schiavitù per amore è liberazione totale dall'egoismo; dice S. Paolo ai Galati (5,13) “Voi, fratelli, siete chiamati a libertà , e questa non consiste nel vivere secondo l'egoismo, ma nell'essere mediante la carità, schiavi gli uni degli altri”.
    “Siamo servi inutili” : significa che non facciamo il nostro lavoro per guadagno o per utile,ma per dovere e gratuitamente . Semplicemente perché siamo Suoi e apparteniamo a Lui. Chi ara o pascola, lo fa per amore del Suo Signore, morto per lui.
    Il ministero apostolico è di sua natura gratuito . “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8). Per S. Paolo la ricompensa più alta è predicare gratuitamente il Vangelo (1Cor9,18).
    L'Apostolo è associato al ministero di Grazia e di Misericordia del Suo Signore per il mondo. Origine del suo servizio è la Fede, come esperienza personale di Colui che lo ha amato e ha dato se stesso per lui (Gal 2,20).

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48