domenica 24 novembre 2019

"GESU', ALZATI GLI OCCHI, VIDE..." Lc 21,1-4






4 commenti:

  1. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Gesù osserva attentamente quella donna e richiama l’attenzione dei discepoli sul contrasto netto della scena. I ricchi hanno dato, con grande ostentazione, ciò che per loro era superfluo, mentre la vedova, con discrezione e umiltà, ha dato «tutto quanto aveva per vivere» (v. 44); per questo – dice Gesù – lei ha dato più di tutti. Amare Dio “con tutto il cuore” significa fidarsi di Lui, della sua provvidenza, e servirlo nei fratelli più poveri senza attenderci nulla in cambio. Di fronte ai bisogni del prossimo, siamo chiamati a privarci di qualcosa di indispensabile, non solo del superfluo; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo. (Angelus, 8 novembre 2015)

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    1. Antifona
      Il Signore annuncia la pace per il suo popolo,
      per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia. (Sal 84,9)

      Colletta
      Ridesta, o Signore, la volontà dei tuoi fedeli,
      perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza,
      ottengano in misura sempre più abbondante
      i doni della tua misericordia.
      Per il nostro Signore Gesù Cristo.

      Prima Lettura
      Non si trovò nessuno pari a Daniele, Ananìa, Misaele e Azarìa.
      Dal libro del profeta Daniele
      Dn 1,1-6.8-20

      L’anno terzo del regno di Ioiakìm, re di Giuda, Nabucodònosor, re di Babilonia, marciò su Gerusalemme e la cinse d’assedio. Il Signore diede Ioiakìm, re di Giuda, nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò nel paese di Sinar, nel tempio del suo dio, e li depositò nel tesoro del tempio del suo dio.
      Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe regale o di famiglia nobile, senza difetti, di bell’aspetto, dotati di ogni sapienza, istruiti, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, e di insegnare loro la scrittura e la lingua dei Caldèi. Il re assegnò loro una razione giornaliera delle sue vivande e del vino che egli beveva; dovevano essere educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re. Fra loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa.
      Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di non obbligarlo a contaminarsi. Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari. Però egli disse a Daniele: «Io temo che il re, mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri giovani della vostra età e così mi rendereste responsabile davanti al re». Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa: «Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare verdure e da bere acqua, poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con i tuoi servi come avrai constatato».
      Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni, al termine dei quali si vide che le loro facce erano più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re. Da allora in poi il sovrintendente fece togliere l’assegnazione delle vivande e del vino che bevevano, e diede loro soltanto verdure.
      Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza, e rese Daniele interprete di visioni e di sogni.
      Terminato il tempo, stabilito dal re, entro il quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a Nabucodònosor. Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa, i quali rimasero al servizio del re; su qualunque argomento in fatto di sapienza e intelligenza il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i maghi e indovini che c’erano in tutto il suo regno.

      Parola di Dio.
      Salmo Responsoriale
      Dn 3,52-56
      R. A te la lode e la gloria nei secoli.
      Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
      benedetto il tuo nome glorioso e santo. R.

      Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
      benedetto sei tu sul trono del tuo regno. R.

      Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
      e siedi sui cherubini,
      benedetto sei tu nel firmamento del cielo. R.


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    2. Acclamazione al Vangelo
      Alleluia, alleluia.

      Vegliate e tenetevi pronti,
      perché, nell’ora che non immaginate,
      viene il Figlio dell’uomo. (Mt 24,42a.44)

      Alleluia.

      Vangelo
      Vide una vedova povera, che gettava due monetine.
      Dal Vangelo secondo Luca
      Lc 21,1-4

      In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
      Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

      Parola del Signore.

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  2. FAUSTI - “Dalla sua miseria gettò quanto aveva, tutta intera la sua vita”, dice Gesù della vedova.
    Ormai sta per andarsene, ma ci lascia in eredità un maestro discreto, che continua in silenzio la Sua lezione. Chi ha orecchi per intendere, intenda.
    Il brano è un contrappunto : bisogna guardarsi dagli scribi, i falsi maestri che tanto amiamo, e guardare alla vedova, vero maestro che preferiamo ignorare.
    I primi hanno il culto dela propria immagine : amano con tutto il cuore se stessi, e si servono di tutto e di tutti, anche del Signore e della Sua Parola per primeggiare.
    Sono il prototipo riuscito del peccato fondamentale che è nel cuore di ogni uomo : il protagonismo, che mette l'io al posto di Dio.
    La povera vedova, invece, sola e inosservata, povera e umile, “getta” tutta la sua vita: è come Gesù, che si è fatto ultimo di tutti, e ha messo la Sua Vita a servizio di tutti.
    Ha il Suo stesso Spirito, è il vangelo vivo, in cui possiamo sempre vedere il Volto del nostro Maestro. Da lei si diffonde il buon profumo di Cristo, per la vita del mondo (2Cor 2,14).
    La prima azione prodigiosa di Gesù fu la guarigione della suocera di Pietro, poiché potesse servire (1,29-31). L'ultima Sua istruzione prima del discorso escatologico, quasi il Suo Testamento, è indicarci questa vedova.
    Senza che lei lo sappia, Gesù la mette in cattedra al posto Suo, perchè prolunghi nel tempo la Sua presenza.
    Essa dà tutto per il tempio, che presto verrà distrutto. Il Tempio in realtà è Gesù stesso, che interpreta il suo gesto come risposta concreta alla Sua ultima domanda. Lui è il Signore ; la fede è riconoscerlo come tale, amandolo con tutta la vita, perché Lui per primo mi ha amato con tutta la Sua Vita.
    Ma tale risposta può maturare solo sull'albero della croce.
    Questa vedova ne è come il frutto anticipato. Il fico sterile e secco comincia a dare le sue primizie.

    Gesù ci indica il modo di riconoscerlo Signore e rispondere alla Sua domanda precedente : come questa vedova getta nel tesoro del tempio tutto ciò che ha, così noi gettiamo e affidiamo a Lui la nostra vita.
    Il discepolo è rappresentato da questa donna, che agisce come il suo Signore, facendo per Lui quanto Lui ha fatto per lei. E' il compimento perfetto del Vangelo.

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48