giovedì 9 aprile 2020

RISURREZIONE LC 24,1-12


 

4 commenti:

  1. Lc 24,1-12
    1 Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2 Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; 3 ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. 5 Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, 7 dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». 8 Ed esse si ricordarono delle sue parole.
    9 E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10 Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. 11 Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
    12 Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

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  2. LUCA 24,1-12
    . Questo è un unico giorno che non avrà più tramonto, e che non avrà più bisogno neanche del sole che si è oscurato a mezzogiorno, perché il sole è dentro di noi, è Dio stesso che è in noi, come vedremo. Ma le donne ancora non lo sanno. E il mattino, anzi sarebbe nell’alba fonda, quando la notte cade quasi nella luce, ormai è lì, lì. Aspettavano di poter andare al sepolcro perché il sabato non potevano muoversi, non potevano fare certi lavori; il primo giorno della settimana possono finalmente andare al sepolcro e il loro cuore era lì. . L’uomo è l’animale che è cosciente di morire ed è costante memoria di morte. E sa che è la sua sorte, la sua eredità, il suo destino per cui il sepolcro rappresenta il punto di arrivo di tutta l’attività umana. Veniamo dalla terra, torniamo alla terra. E l’uomo diventa umano - umano vuol dire humandus - perché sa di essere messo sottoterra. Sa di avere il comune destino con tutti e questo crea solidarietà: siamo tutti mortali. Veniamo dalla terra e torniamo alla terra e per quanto uno crede di essere su o giù, alla fine siamo tutti uguali. Questa coscienza di morte è poi il principio di tutta la cultura.
    La morte c’è perché veniamo dalla terra e torniamo alla terra, però anche veniamo da Dio (perché Adamo è fatto non solo di terra ma anche del soffio di Dio) e torniamo a Dio. È importante adesso il confronto con questo sepolcro.
    . Nel Credo c’è fu sepolto, discese agli inferi, quindi è indicato. E credo che sia così importante perché è l’unica certezza che abbiamo.
    È l’unica evidenza che ha l’uomo che è mortale, è humus. Ed è importante arrivare a questo punto perché tutta la nostra vita è un tentativo di fuga da questo destino che sappiamo che c’è, o per sconfiggerlo, o per modificarlo, o per interpretarlo, o per capire cosa significa.
    Trovano la pietra rotolata via, e questo pure è importante. È rotolata via, entrando non trovano il corpo del Signore. E pensate che tragedia non trovare il corpo! L’abbiamo messo, l’abbiamo visto, cosa è successo? Andavano per profumarlo, ma come mai? L’unica certezza che sia lì è sconfitta anche questa. Come mai? Qui c’è questo enigma, ed è importante che sia vuoto, perché se fosse lì venivano a venerare il caro estinto, non sarebbe risorto. È vuoto.
    E su questo concordano tutti i vangeli
    E avvenne, mentre erano senza via d’uscita circa questo, ecco che due uomini stettero davanti a loro in veste sfolgorante.
    La prima reazione delle donne è essere perplesse. In greco c’è una parola che indica trovarsi davanti a un luogo dove non si può guadare, non si può passare. E stanno lì e dicono: Cosa è successo?
    Mentre si interrogano, ecco due uomini in veste sfolgorante, sono due angeli – gli angeli sono gli annunciatori, viene presentato loro l’annuncio del vangelo. Ora davanti a questa aporia, o io credo alla promessa di Dio e poi ne farò anche esperienza, oppure non trovo spiegazione. Ora, la promessa di Dio innanzitutto, mentre loro sono lì con paura, piegate verso terra, dice: perché cercate il Vivente con i morti? Anche Luca dice che è risorto, però Luca è meno preoccupato della resurrezione perché è già avvenuta; lui è preoccupato per noi che non abbiamo visto la resurrezione e com’è che lo incontriamo? Lo incontriamo nella nostra vita come il Vivente. Quindi lo chiama il Vivente, lui, il Risorto. Perché cerchiamo il Vivente con i morti?

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  3. Queste donne conoscevano il Signore, lo avevano seguito, lo avevano servito, lo avevano ascoltato e soprattutto lo amavano, ciononostante la loro perplessità, questo guado davanti a cui non riescono a passare è il fatto di essere totalmente ferme sull’esperienza passata
    E Maddalena dirà a quello che sarà Gesù e non lo riconosce: Dimmi se l’hai portato via, dove l’hai portato, che io vado a prenderlo e lo rimetto qui. E siamo preoccupati di rimettere le cose in ordine e lì si finisce e basta. E invece da lì si parte. E proprio in quel sepolcro c’è il Vivente. È stato sepolto chI?. È stato sepolto colui che mi ha amato e ha dato se stesso per me; colui che è vissuto e morto in questo modo; e vivere e morire in questo modo è vincere la morte, è già essere risorto
    . Incontrare il Risorto vuol dire risorgere
    Non cercate il Vivente tra i morti, perché non è qui, è risorto. C’è l’annuncio della resurrezione e a noi la libertà di credere alle nostre paure o alla promessa di Dio. È questa l’aporia fondamentale. A cosa credi? Alle tue parole e pieghi le ginocchia a quelle? Padronissimo, lo facciamo sempre! Il male lo facciamo in base alle nostre paure e siamo tristi per quello! Oppure credi davvero alla promessa di vita di Dio, al desiderio tuo più profondo che è innato in te? A quello che muove, in fondo, tutta la tua cultura che sarebbe il desiderio di vincere questo male? Noi, però, siccome non possiamo produrre la resurrezione - ma non possiamo produrre neanche noi stessi – allora proprio o accettiamo di essere da Dio e per Dio e accettiamo la sua Parola che ci interpreta nei desideri più profondi, o ci escludiamo dall’esperienza.
    Perché se l’accetto posso sperimentarlo.
    Capisco che è risorto da quanto Lui mi disse e cosa mi ha detto quando era in Galilea: che il Figlio dell’uomo bisogna che sia consegnato nelle mani dei peccatori e sia crocifisso e al terzo giorno risorga. Allora io capisco che è risorto se mi ricordo quello che Lui ha detto.
    Il suo amore più forte della morte è l’unica certezza che hai.
    Se tu vedi tutta la sua vita, è questa perché l’amore è più forte della morte. Perché se la morte fosse il principio di tutto, non ci sarebbe niente, invece il principio di tutto è l’amore. E la morte c’è come frutto dell’egoismo.
    Per il mio peccato, per il mio peccato centrato tutto su di me, dove finisco io, finisce tutto. Non è vero. Dove finisco io comincia l’altro, meno male, entro in comunione con l’altro. Quindi come ogni nostro limite diventa luogo di comunione, così anche il limite assoluto diventa la comunione con l’Assoluto, con il mio principio e il mio fine.
    E allora è bello che il vangelo riconosce il male, non è che lo rimuove. Però non ha l’ossessione del male; questo male è vinto dall’amore. Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato perché chiunque lo vede abbia la vita. Bisogna. C’è questa parola “bisogna” che è sempre – anche in Giovanni e nei tre sinottici – in relazione alla morte di Gesù in croce. Perché bisogna che Dio muoia? Perché noi siamo morti. Perché bisogna che vada agli inferi, all’inferno? Perché noi siamo nell’inferno che ci siamo costruiti. Perché deve entrare nel male? Perché il male c’è e lo facciamo. È lì che ci incontra ed è lì che ci comunica la sua solidarietà, il suo amore assoluto, più forte di ogni male; ed è lì la liberazione.

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  4. E questo lo hanno capito lentamente anche gli apostoli perché anche il primo giorno di Pentecoste dicono: Voi lo avete crocifisso, ma Dio lo ha risuscitato. Lentamente capiscono che è risuscitato non nonostante che sia morto in croce, ma proprio perché umiliò se stesso fino alla morte e alla morte di croce. Per questo è stato esaltato. Perché saper amare fino a quel punto è la gloria, è Dio che può amare così, è solo da Dio.
    E per Giovanni tutta la croce è chiamata gloria fin dall’inizio.
    Tutti i vangeli ci vogliono introdurre in questa gloria e noi siamo riverbero di questa gloria; il nostro desiderio di vita e di amore viene da questa gloria. Ed è questa vittoria sulla morte
    Gesù dice il suo destino, che il male e il peccato c’è,
    Dio, inchiodato da questo peccato, resta lì con noi per comunicarci il suo amore più forte di ogni maledizione, di ogni peccato, di ogni morte. E questa è la rivelazione della sua gloria, del suo amore infinito, la sua potenza infinita. Ed è la nostra resurrezione, oltre che quella del corpo di Gesù (GESUITI)

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"PACE A VOI ! " Lc 24, 35-48